L'inverno 589-590 fu particolarmente funesto per la penisola italiana. Alle violenze perpetrate dai Longobardi si aggiunse una stagione eccessivamente inclemente, con nubifragi e inondazioni che colpirono particolarmente il settentrione, causando vittime e danni incalcolabili[6]. Ma anche il Tevere subì una piena particolarmente violenta, che inondò gran parte della città provocando vittime e danni ingenti; ne seguì un'epidemia di peste, che decimò la popolazione e colpì anche il papa Pelagio II. Poiché ancora nell'estate del 590 la situazione non accennava a tornare alla normalità, in una predica del 29 agosto Gregorio esortò i fedeli alla penitenza, e per implorare l'aiuto divino organizzò una solenne processione per tre giorni consecutivi alla basilica di Santa Maria Maggiore[7].
Secondo la tradizione, mentre Gregorio attraversava, alla testa della processione, il ponte che collegava l'area del Vaticano con il resto della città (chiamato allora "Ponte Elio" o "Ponte di Adriano", ogLeggi tutto ⇩
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Visse e morì da papa
Fu uno dei più grandi Padri nella storia della Chiesa, uno dei quattro dottori dell’Occidente: Papa san Gregorio, che fu Vescovo di Roma tra il 590 e il 604, e che meritò dalla tradizione il titolo di Magnus/Grande. Gregorio fu veramente un grande Papa e un grande Dottore della Chiesa! Leggi tutto ⇩
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Nel 578 fu mandato da Papa Pelagio a Costantinopoli per 7 anni
La preziosa esperienza maturata nell’amministrazione civile in un periodo carico di gravi problemi, i rapporti avuti in questo ufficio con i bizantini, l’universale stima che si era acquistata, indussero Papa Pelagio a nominarlo diacono e ad inviarlo a Costantinopoli quale suo “apocrisario”, oggi si direbbe “Nunzio Apostolico”, per favorire il superamento degli ultimi strascichi della controversia monofisita e soprattutto per ottenere l’appoggio dell’imperatore nello sforzo di contenere la pressione longobarda. La permanenza a Costantinopoli, ove con un gruppo di monaci aveva ripreso la vita monastica, fu importantissima per Gregorio, poiché gli diede modo di acquisire diretta esperienza del mondo bizantino, come pure di accostare il problema dei LongobardiLeggi tutto ⇩
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Stanco della vita da prefetto, creò il convento di Sant'Andrea al Celio e vi si ritirò.
La vita da prefetto tuttavia non lo doveva soddisfare se, non molto dopo, decise di lasciare ogni carica civile, per ritirarsi nella sua casa ed iniziare la vita di monaco, trasformando la casa di famiglia nel monastero di Sant’Andrea al Celio. Di questo periodo di vita monastica, vita di dialogo permanente con il Signore nell’ascolto della sua parola, gli resterà una perenne nostalgia che sempre di nuovo e sempre di più appare nelle sue omelie: in mezzo agli assilli delle preoccupazioni pastorali, lo ricorderà più volte nei suoi scritti come un tempo felice di raccoglimento in Dio, di dedizione alla preghiera, di serena immersione nello studio. Poté così acquisire quella profonda conoscenza della Sacra Scrittura e dei Padri della Chiesa di cui si servì poi nelle sue opere. Leggi tutto ⇩
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Luogo in cui San Gregorio Magno nacque e visse per parecchi anni
Nacque a Roma, intorno al 540, da una ricca famiglia patrizia della gens Anicia, che si distingueva non solo per la nobiltà del sangue, ma anche per l’attaccamento alla fede cristiana e per i servizi resi alla Sede Apostolica. Da tale famiglia erano usciti due Papi: Felice III (483-492), trisavolo di Gregorio, e Agapito (535-536). La casa in cui Gregorio crebbe sorgeva sul Clivus Scauri, circondata da solenni edifici che testimoniavano la grandezza della Roma antica e la forza spirituale del cristianesimo. Ad ispirargli alti sentimenti cristiani vi erano poi gli esempi dei genitori Gordiano e Silvia, ambedue venerati come santi, e quelli delle due zie paterne, Emiliana e Tarsilia, vissute nella propria casa quali vergini consacrate in un cammino condiviso di preghiera e di ascesi.Leggi tutto ⇩
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Miracoli attribuiti al Santo
1) tredicesimo povero
All’interno dell’oratorio di Santa Barbara al colle Celio, edificato sui piani inferiori di una casa romana, una massiccia tavola di marmo risalente al VI secolo attrae lo sguardo del visitatore. Proviene dal Laterano, l’antica sede del papa. Proprio attorno a quest’antica antica mensa, papa Gregorio Magno, salito al soglio di Pietro il 3 novembre del 590, soleva raccogliere ogni giorno dodici poveri di Roma, servendoli personalmente a tavola, in memoria dei dodici apostoli di Gesù.
Un’antica biografia di un monaco greco narra che un giorno, a quei dodici poveri, se ne unì un tredicesimo. Non invitato da nessuno, fu servito da papa Gregorio con grande benevolenza.
La cosa si era ripetuta più di una volta. E nessuno, tanto meno il papa, aveva chiesto al misterioso povero da dove venisse.
Finché un giorno, il povero svelò al papa la sua identità: era un angelo inviato dal Signore come segno del Suo compiacimento per la carità e l’umiltà dimostrate nei confronti dei poveri di Roma.
A quel punto Gregorio era stato preso da grande timore. «Non temere» lo rassicurò l’angelo, «il Signore mi ha inviato a starti accanto fino a che tu rimarrai in questa vita e perciò qualsiasi cosa tu desideri dal Signore chiediglielo attraverso di me».
Allora il vescovo di Roma cadde con la faccia a terra e adorò il Signore dicendo: «se per un piccolissimo gesto, quasi una sciocchezza, il Signore rivelò tale abbondanza della sua misericordia da inviarmi il suo angelo perché stesse sempre accanto a me, quale onore non meriteranno coloro che dimorano stabilmente nei comandamenti di Dio e operano sempre secondo giustizia? Non mente dunque colui che disse che la misericordia sarà esaltata tantissimo dal giudizio di Dio e che venera Dio chiunque si piega con accondiscendenza verso un povero».
In memoria di questo fatto, ogni Giovedì Santo i pontefici servivano su questa tavola il pranzo a tredici poveri, un’usanza che cessò dopo il 1870. Val la pena ricordare tale aneddoto, perché oltre a far grata memoria del passato, offre spunti di preghiera e aiuta a leggere l’attualità.Leggi tutto ⇩
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video sul santo
Il Santo del giorno San Gregorio Magno - YouTube
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Vita in Breve
Nacque verso il 540 dalla famiglia senatoriale degli Anici e alla morte del padre Gordiano, fu eletto, molto giovane, prefetto di Roma. Divenne poi monaco e abate del monastero di Sant'Andrea sul Celio. Eletto Papa, ricevette l'ordinazione episcopale il 3 settembre 590. Nonostante la malferma salute, esplicò una multiforme e intensa attività nel governo della Chiesa, nella sollecitudine caritativa, nell'azione missionaria. Autore e legislatore nel campo della liturgia e del canto sacro, elaborò un Sacramentario che porta il suo nome e costituisce il nucleo fondamentale del Messale Romano. Lasciò scritti di carattere pastorale, morale, omiletico e spirituale, che formarono intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo. Morì il 12 marzo 604.
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Frasi e scritti del santo
1) Donare ai poveri
“Dare ai bisognosi ciò che è loro necessario è restituire il dovuto, non dare del nostro. Si tratta di un debito di giustizia, non di un'opera di misericordia.”Leggi tutto ⇩
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Contributi importanti dati alla Chiesa e alla Fede
1) Il canto Gregoriano
Gregorio riorganizzò a fondo la liturgia romana, ordinando le fonti anteriori e componendo nuovi testi. L'epistolario (ci sono pervenute 848 lettere) e le omelie al popolo documentano ampiamente sulla sua molteplice attività e dimostrano la sua grande familiarità con i Testi sacri.
Promosse quella modalità di canto tipicamente liturgico che da lui prese il nome di "gregoriano": il canto rituale in lingua latina adottato dalla Chiesa cattolica, che comportò, di conseguenza, l'ampliamento della Schola cantorum. Paolo Diacono (scrive verso il 780), pur ricordando molte tradizioni giunte fino a lui, non ha una parola sul canto né sulla Schola. Alcune illustrazioni di manoscritti dal IX al XIII secolo tramandano una leggenda secondo la quale Gregorio avrebbe dettato i suoi canti ad un monaco, alternando la dettatura a lunghe pause; il monaco, incuriosito, avrebbe scostato un lembo del paravento di stoffa che lo separava dal pontefice, per vedere cosa egli facesse durante i lunghi silenzi, assistendo così al miracolo di una colomba (che rappresenta naturalmente lo Spirito Santo), posata su una spalla del papa, che gli dettava a sua volta i canti all'orecchio. In realtà i manoscritti più antichi contenenti i canti del repertorio gregoriano risalgono al IX secolo e pertanto non si sa se lui stesso ne abbia composto qualcuno.Leggi tutto ⇩
2) Scrisse e tramandò la briografia di San Benedetto da Norcia
Scrisse un interamente dedicato alla figura di Benedetto da Norcia ed è l’unica testimonianza antica sulla vita del santo monaco, la cui bellezza spirituale appare nel testo in tutta evidenza.Leggi tutto ⇩